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Il pianeta sta morendo

11 dicembre 2011 Lascia un commento

il pianeta sta morendo

Il nostro pianeta sta giorno dopo giorno morendo, ma l’industria petrolifera continua a tenere in pugno i paesi chiave, bloccando ogni possibilità di un trattato sul clima. UE, Brasile e Cina devono stipulare un trattato che salvi il pianeta! Infatti gli oceani stanno morendo, l’aria sta peggiorando, le foreste si stanno desertificando. Dai pesci alle piante, dalla fauna agli esseri umani, stiamo uccidendo il pianeta che ci sostiene, e lo stiamo facendo velocemente. La causa principale della distruzione della natura si chiama cambiamento climatico. Il principale responsabile del riscaldamento globale è senza dubbio l’uomo infatti secondo uno studio pubblicato da Nature Geoscience dai ricercatori dell’Istituto per la Tecnologia di Zurigo. “E’ estremamente probabile che almeno il 74% del riscaldamento osservato sia dovuto all’uomo, e solo il restante 26% a cause naturali, anche l’aumento delle radiazioni solari ha contribuito solo per 0,07 gradi centigradi sul totale”. E l’effetto della Co2 prodotta dall’uomo sembra destinato a peggiorare: secondo un altro articolo pubblicato da Nature Climate Change nel 2010 la produzione globale di questo gas serra e’ aumentata del 5,9%, arrivando a livelli mai toccati prima.

Il Trattato ONU sul cambiamento climatico, al momento l’ultima occasione per agire, scade il prossimo anno, e una coalizione senza scrupoli a guida americana e composta da paesi esportatori di petrolio sta provando a neutralizzarlo per sempre. E’ difficile da credersi, ma purtroppo stanno barattando la sopravvivenza della natura in cambio di immediati profitti.
La crisi economica ha aggiunto un ulteriore ostacolo, lungo questo difficile percorso negoziale che – secondo le regole Onu – ha bisogno dell’unanimità per prendere decisioni di lungo periodo. Secondo numerosi scienziati però, la data del 2020 è troppo di lungo periodo: la stessa Unione Europea, si dice pronta a fare concessioni, solo se il vertice riuscirà a partorire una chiara roadmap che porti a un nuovo trattato internazionale entro il 2015.

L’UE, il Brasile e la Cina continuano a guardare infatti, pur non essendo schiavi delle compagnie petrolifere come gli Stati Uniti, hanno bisogno di un enorme appello dell’opinione pubblica prima di guidare politicamente e finanziariamente il salvataggio del Trattato ONU.

La situazione si sta incredibilmente aggravando: il nostro pianeta è continuamente colpito da catastrofi naturali, che lasciano milioni di persone senza casa e senza cibo. Stiamo raggiungendo velocemente il punto di non ritorno per quanto riguarda il cambiamento climatico: abbiamo tempo solo fino al 2015 per cominciare a ridurre drasticamente le emissioni di CO2.

Nonostante questa emergenza, il mondo sta fallendo nel mobilitarsi contro la democrazia americana ostaggio dell’industria petrolifera. Non paghi di aver fatto fallire gli accordi di Copenaghen e il protocollo di Kyoto, ora stanno costruendo una coalizione per uccidere il trattato sul clima, che segnerà la fine dei negoziati internazionali in corso in Africa.

Costruiamo un appello globale da record per mettere insieme i difensori del clima firmando la petizione al seguente link:

http://www.avaaz.org/it/the_planet_is_dying/?vl

La folle e insensata idea di focalizzarsi sui profitti di breve periodo, rimandando le decisioni contro la crisi climatica e
mettendo cosi in pericolo la sopravvivenza di noi tutti, non è più tollerabile. Uniamoci e convinciamo altri a combattere per un mondo più sicuro e più umano.
La conferenza sul clima di Durban è terminata ieri sera è l’Europa ha redatto il testo definitivo su cui, bene o male, tutti concordano.
E’ stata chiamata roadmap o tabella di marcia europea e in definitiva si tratta delle linee di principio stabilite dall’Europa, concordate con più di 100 Paesi, per tentare se non di risolvere il problema, almeno di limitare i danni. Questo testo è stato messo nero su bianco, ha fatto il giro dei banchi nelle ultime ore della conferenza, ma è rimasto con uno spazio vuoto in calce.
La roadmap prevede sostanzialmente che ogni Paese sviluppato ed in via di sviluppo avvi un processo di sviluppo di un quadro giuridico per imporre leggi sulla limitazione alle emissioni, le quali dovranno essere tagliate per una certa soglia, non ancora stabilita, entro il 2020. La soglia non è stata stabilita perché, proprio come voleva la Cina, ogni Paese dovrebbe decidere autonomamente i propri tagli; ed inoltre si è stabilito il termine “quadro giuridico” e non “trattato vincolante” per compiacere gli Stati Uniti che solo così potrebbero accettarlo.
Tutti contenti, tranne il nostro pianeta probabilmente!

Spero nella vostra diffusione per salvare la nostra amata Terra,

Gualtiero M. Lugli