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Archive for the ‘Letteratura’ Category

La società del disvalore.

La crisi culturale del nuovo millenio. Dominanti e dominati nel tempo della crisi del senso e della prospettiva storica.

L’arte della decadenza e il rinnovamento della cultura europea tra il XIX e il XX se-colo

Con il termine “decadentismo” si individua una corrente letteraria sviluppatasi in Francia nella seconda metà dell’800 e diffusasi in tutta Europa nel 900. Il termine “decadente” fu prima usato con significato dispregiativo da parte della critica tardo – ottocentesca per identificare una nuova generazione di poeti considerati al di fuori della norma, sia nella produzione artistica sia nella vita che conducevano. Poi fu assunto dagli stessi poeti decadenti per indicare la loro diversità nei riguardi del presente e estraneità nei riguardi della società a loro contemporanea. Questi quindi non si riconoscevano nelle tendenze positivistiche e materialistiche della società borghese ma si contrapponevano ad esse con atteggiamenti anticonformisti e anticonvenzionali; pur essendo consapevoli di essere rifiutati dalla società borghese ne fanno motivo di orgoglio e distinzione rivendicando la loro superiorità. Questa contrapposizione tra decadenti e positivisti è la grande peculiarità che domina gli ultimi anni dell’ Ottocento. Proprio negli ultimi decenni infatti si affermano due correnti artistiche in totale antitesi tra di loro. Se il positivismo è caratterizzato da una grande e illimitata fiducia nelle numerose scoperte scientifiche, da invenzioni tecnologiche e dal cosiddetto “materialismo storico”, per controverso il decadentismo si basa su un pessimismo generale, su dubbi e incertezze che si riflettono non solo nella poetica di questi autori e nelle loro opere ma si traducono anche nella vita personale degli stessi.
Il decadentismo per certi versi è considerato un proseguimento in forma più estrema di alcuni temi trattati dal romanticismo quali il sogno, l’immaginazione e la fantasia e tutto ciò che è legato alla dimensione irrazionale. La distruzione dei vecchi schemi della cultura positivista, fa vivere all’uomo di cultura del primo `900 una profonda crisi d’identità,il decadente proprio come il romantico vive il contrasto tra ciò che è reale e tangibile e ciò che è irreale ed astratto. Questa continua tensione quindi si traduce in stati d’animo malinconici e , in alcuni casi, tendenti al vittimismo e all’autodistruzione. L’artista decadente avverte chiaramente la fine di un’epoca e l’avvento di un nuovo periodo e prende coscienza che l’ intellettuale ha perso il suo tradizionale ruolo sociale di “creatore e diffusore di valori”. Questo comporta una situazione di continuo disagio e di noia esistenziale. Il “male di vivere” che scuote l’uomo contemporaneo è presente in gran parte della poesia e della narrativa dei primi del `900. Se l’intellettuale positivista era fiducioso e credeva alle magnifiche sorti dell’umanità, l’intellettuale decadente, sfiduciato e sradicato, privo di punti fermi in cui credere, all’interno di una insopportabile degradazione urbana che lo aliena ed emargina, tende a progettare una molteplicità di miti irrazionalistici
Ma il tema del decadentismo è assolutamente contemporaneo, infatti siamo oggi in una società che definire decadente sarebbe marginale, anzi, abbiamo raggiunto una decadenza totale in tutti gli ambiti, culturali e non. E “Nascondere lo stato di decadenza cui siamo giunti, sarebbe proprio il colmo dell’insensatezza”. Infatti, la società d’oggi è malata e corrotta in essa “religione, costumi, giustizia, tutto decade, o per meglio dire tutto subisce una trasformazione ineluttabile”.
L’uomo d’oggi quindi è specchio di questa società, cosi come la società è specchio dell’uomo. Cosi anch’esso è sempre più corrotto, disorientato “ è affatto privo d’illusioni”. In questa società nevrotica e isterica “ ipnotismo, ciarlatanismo scientifico, schopenauerismo ad oltranza, e affinamento d’appetiti, di sensazioni, di gusti di lussi e di godimenti sono i prodromi dell’evoluzione sociale”.
Questa decadenza è evidente soprattutto nella lingua dove si manifestano i primi sintomi. Infatti, a nuove necessità corrispondono nuove idee e “ il bisogno di creare vocaboli inauditi, per esprimere una siffatta complessità di sentimenti e di fisiologiche sensazioni”.
Questa decadenza del linguaggio è facilmente individuabile nel disamore per la cultura. Quella del duemila, infatti, si potrebbe definire la società della NON cultura. La lettura ormai solo per pochi rimane un piacevole passatempo, sempre meno ragazzi leggono i classici e la maggior parte lo fa solo se costretta.
Questi adolescenti bombardati dai mass media, sono accecati dalla voglia di successo, destabilizzati dalla decadenza politica che “procede per conto suo, guidata da quella sintomatica setta di politici la cui apparizione era inevitabile” che hanno trasformato la politica da sacro custode della democrazia e luogo elitario di apprendimento in “ cosa idealmente infetta e abiettamente spregevole” , oggi giorno confondono il bene dal male,l’utile dal disutile, le virtù dai vizi, danno sempre più importanza all’essere che all’apparire, vogliono tutto e subito, difendono i propri diritti ma ignorano i loro doveri.
I modelli per una larga fascia di giovani sono o calciatori viziati, vanitosi e spesso ignoranti o modelle anoressiche e intellettualmente frivole. Questa mancanza di punti di riferimento fa si che gli adolescenti, la fascia di età più vulnerabile sia totalmente disorientata.
In questa società moderna sempre più, giorno dopo giorno, i giovani vedono scomparire punti di riferimento stabili ai quali potersi affidare e quei pochi in cui credevano fermamente stanno via via scemando: la Famiglia, la scuola, la chiesa!
Il valore della famiglia scompare pian piano e lo dimostra un aumento esponenziale del numero dei divorzi; in molti oggi preferiscono una convivenza senza figli all’impegno di costruire una propria famiglia, vista solo come un carico eccessivo di responsabilità e non come un importante traguardo di vita.
La scuola Italiana è in continuo disfacimento, le cause sono da dividere tra studenti, professori e classe politica. I primi infatti troppo spesso vedono la scuola ,non come una palestra di vita nella quale crescere, ma come punto di passaggio obbligato; molti professori invece dovrebbero tralasciare le diaspore politiche e prendere coscienza del loro fondamentale ruolo nella formazione della futura società, occupandosi esclusivamente della crescita culturale e umana dello studente.
Lo stato italiano non è ancora riuscito a rinnovare e riorganizzare adeguatamente il pianeta scuola nonostante le innumerevoli riforme, perché lo considera subordinato a interessi politici ed economici e non il centro propulsore, come dovrebbe essere in ogni società moderna.
Per quanto riguarda la chiesa non posso che manifestare il mio totale dissenso nei confronti dell’ istituzione ecclesiastica contemporanea che ora, non solo ambisce sempre più ad entrare all’interno della politica , non solo pretende di avere il diritto di decidere su materie e tematiche che dovrebbero essere consone allo stato ma, come tutti noi possiamo notare semplicemente ascoltando un Tg, ora sta scemando anche la sua funzione di modello etico e comportamentale per i suoi fedeli! Ad ogni modo ritengo che la fede cattolica rappresenti comunque una “summa” di valori importantissimi che potrebbero portare l’uomo lontano dalla dissipazione di costumi e valori ,purtroppo sempre più presente tra di noi.
Quello che la chiesa non fa, è acquisire la consapevolezza che è necessario abbandonare parte del proprio ideologismo conservatore affinché sia possibile una effettiva e completa integrazione dei fedeli con l’istituzione Chiesa.
Se così non avverrà, la Chiesa sarà abbandonata al proprio destino e perderà totalmente il proprio significato di strumento parallelo allo Stato.

Naturalmente ci tengo a precisare che fortunatamente ci sono le dovute eccezioni:esistono i Genitori quasi perfetti, la perfezione in quanto tale non può esistere semplicemente perché l’imperfezione è insita nella razza umana; esistono politici interessati ai giovani, esistono Docenti che si danno da fare per migliorare con tutte le proprie forze questa situazione; esistono movimenti politici giovanili, come ad esempio Gioventù Italiana, realmente attivi sul territorio e all interno delle scuole, vicini ai veri problemi quotidiani dei cittadini,interessati al sociale piuttosto che ad occupare poltrone di palazzo; esistono parroci, sacerdoti, associazioni ecclesiastiche che puntano esclusivamente alla loro funzione caritatevole e apostolica.
La maggior parte dei giovani d’oggi però piuttosto che interessarsi attivamente alla res publica facendo politica, entrando in associazioni religiose, facendo volontariato, studiando per rendersi fabbri del loro destino, preferisce sballarsi in discoteca e alienarsi dalla realtà dimenticandosi che la vita è un dono che non va sprecato e che il tempo purtroppo fugge ed è tiranno.
Questa serie di problematiche s’inserisce in maniera più ampia nella ben chiara era di nichilismo inteso come annullamento di tutti i valori umani di un individuo e dell’intera comunità.
Quello che mi dispiace vedere oggi, è quindi la crescita esponenziale di ignavi, uomini senza fede e senza ideale, desiderosi solo di profitto e divertimento. Però forse il vento potrebbe cambiare, se oggi i ragazzi discutono sempre più di attualità e di questioni di un certo calibro,in futuro troveranno la forza di farlo anche intorno a un tavolo. Forse questi ragazzi sono veramente disposti a protestare, gridare, lottare per quelli che sono e devono restare loro diritti.
Forse questi ragazzi non molleranno, non si lasceranno risucchiare da questa società decadente, comprenderanno che il domani appartiene a loro e cercheranno di costruirlo al meglio.

Gualtiero Lugli,
Responsabile Cyrano