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Posts Tagged ‘politica estera’

Monetizzazione USA, un buco nero

9 dicembre 2011 Lascia un commento

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Ben Bernanke ha messo all’opera i torchi della Federal Reserve per stampare denaro; a volontà. Ma quanto? Tra i 16 e i 17 trilioni di dollari. Per avere un’idea della cifra inimmaginabile
(16. 000.000.000.000.00), basterà dire che il PIL americano, il prodotto interno lordo più grosso del mondo, ammonta «soltanto» a 14,2 mila miliardi di dollari.

Dobbiamo questa rivelazione all’azione indefessa del «candidato invisibile», ossia a Ron Paul, che da anni richiede una revisione dei conti indipendente (audit) della Federal Reserve, istituto pubblico posseduto da banche private. Nella veste di semplice deputato, Ron Paul ha presentato un disegno di legge della Camera Bassa (HR 1207) in questo senso.

La resistenza di Bernanke (e del precedente governatore, Alan Greenspan) è stata frenetica e minacciosa: un audit sulla Banca Centrale avrebbe prodotto reazioni gravissime sui mercati, eccetera, eccetera. Sono riusciti a scongiurare un audit completo, grazie al senatore Bernie Sanders, che ha fatto sua la proposta di Ron Paul, avendo cura di annacquarla quanto basta. Tuttavia, la legge è passata alla fine del 2010, e la parziale valutazione dei conti – opera del GAO, Government Accounting Office, qualcosa come la Corte dei Conti – è quanto di più ufficiale si possa desiderare.

Da essa, per dirla con le parole di Douglas Wead, un collaboratore di Ron Paul, «abbiamo appreso che nel 2008 (i banchieri centrali) hanno creato 17 trilioni che hanno prestato alle banche, per lo più alle banche gestite dai membri del consiglio d’amministrazione della FED, e a numerose grandi imprese come General Electric». (Audit The Federal Reserve Reveals 16 Trillion in Secret Bailouts)

Tutto ciò in segreto, e con falsi contabili vistosi.

Per esempio, l’ammontare ufficiale e approvato dal Congresso del primo salvataggio (il famoso TARP del 2008) era di 800 miliardi di dollari; menzogna, dato che la sola Goldman Sachs – la banca che ci governa e ci salva tutti – ha ricevuto 814 miliardi. E tutto all’insaputa del Congresso (il potere legislativo che in teoria dovrebbe autorizzare l’emissione) lasciato a litigare e dividersi sulla copertura di un deficit di 1,5 miliardi, mentre 16-17mila miliardi gli passano sotto il naso.

E non basta. Ciò che fa infuriare gli americani ridotti dalla crisi in miseria, è che di quei 16 trilioni, una parte cospicua è andata a riempire di liquidità di banche inglesi, tedesche, francesi e belghe.

Ecco qui una lista incompleta delle banche che hanno ricevuto il ricco dono:

Citigroup: $2.5 trillion ($2,500,000,000,000)

Morgan Stanley: $2.04 trillion ($2,040,000,000,000)

Merrill Lynch: $1.949 trillion ($1,949,000,000,000)

Bank of America: $1.344 trillion ($1,344,000,000,000)

Barclays PLC (United Kingdom): $868 billion ($868,000,000,000)

Bear Sterns: $853 billion ($853,000,000,000)

Goldman Sachs: $814 billion ($814,000,000,000)

Royal Bank of Scotland (UK): $541 billion ($541,000,000,000)

JP Morgan Chase: $391 billion ($391,000,000,000)

Deutsche Bank (Germany): $354 billion ($354,000,000,000)

UBS (Switzerland): $287 billion ($287,000,000,000)

Credit Suisse (Switzerland): $262 billion ($262,000,000,000)

Lehman Brothers: $183 billion ($183,000,000,000)

Bank of Scotland (United Kingdom): $181 billion ($181,000,000,000)

BNP Paribas (France): $175 billion ($175,000,000,000)

Tanta generosità verso banche estere si spiega come uno sforzo per salvare dall’effetto-domino di un fallimento il sistema finanziario globale concepito come un tutto (la globalizzazione non è acqua) (www.gao.gov/new.items/d11696.pdf)
Ciò che più colpisce, però, è che tutto questo profluvio di trilioni gettato nel sistema non pare risolvere alcun problema. Le banche gonfiate di miliardi non tornano in salute, nonostante la forniture di liquidità illimitata a tasso zero; tutti gli sforzi di Helicopter Ben per accrescere la domanda, innescare l’espansione del credito, ridurre i tassi dei mutui e dei fidi e deprezzare il dollaro, non hanno portato alla auspicata ripresa, sia pur gonfiata.

La disoccupazione resta a livelli di depressione, al 9% (che significa al 16 e più, se calcolata con i metodi europei), e – lungi dallo scatenare l’iper-inflazione teoricamente temibile, vista l’immane creazione di moneta ex nihilo – la deflazione regna, su livelli dell’1% dovuti essenzialmente al rincaro del greggio.

Il fatto può insegnare qualcosa a chi chiede alla BCE di monetizzare il debito, comprando titoli di Italia e Spagna. La FED non riesce a creare inflazione (come probabilmente vuole) perché compra o presta attivi puramente finanziari, e quando compra un Treasury Bill scambia un attivo finanziario con un altro. A creare inflazione è la spesa pubblica, dei governi – perché quando un governo spende, compra beni e servizi reali in cambio degli attivi finanziari (dollari ex-nihilo) provocando il deprezzamento di questi, se sono sovrabbondanti. L’iper-inflazione sperimentata dai tedeschi durante Weimar fu dovuta all’enorme spesa in deficit dello Stato (50% del PIL), deficit spending usato essenzialmente per vendere marchi comprando con essi valute estere, con cui pagare le colossali riparazioni chieste dai francesi e inglesi.

Fatte le proporzioni, è la politica della finanza allegra italiana, della spesa che ha pagato le caste parassitarie, la corruzione e il Sud improduttivo, approfittando dei bassi tassi «alla tedesca» dell’indebitamento in euro, laddove bisognava invece approfittare per risanare e tagliare. Ora la moneta «tedesca» non permette l’inflazione, e ci strangola.

In tutto l’Occidente si è instaurata la deflazione, una situazione in cui il peso del debito viene aggravato (mentre l’inflazione lo allevia). Fino a quando? Fino a quando la disponibilità dei detentori di capitale a permetterci la spesa in deficit viene definitivamente meno. Si accorgono che lo Sato non è illiquido, ma insolvente. E smettono di comprare BOT.

È quel che succede adesso. E non c’è stampa di moneta da parte delle Banche Centrali che possa curare questo male. Si deve guardare in faccia alla realtà che si è finto di non vedere, rinnovando ogni volta i BOT, quando scadevano, con altri BOT. La stampa di moneta della FED non fa che degradare la moneta, fino a fare temere non la svalutazione, ma la sua vaporizzazione.

I vecchi (e dimenticati) economisti avevano un detto: «Il denaro comanda il lavoro». Io ti do 50 euro e tu mi sgombri la cantina, e lo fai perché con quei soldi puoi fare la spesa, ossia comprare il lavoro che sta dietro e dentro le merci di consumo. Qualcuno è stato pagato per allevare il vitello, per produrre i pomodori e i fagiolini.

Il trucco è che riesca a «comandare lavoro» il denaro creato dall’aria dalle banche, che è – sostanzialmente – un «attivo» finanziario, a cui corrisponde il passivo di qualcun altro, che magari non onora il proprio debito – e allora tutto il castello di carte cade. Bisogna che la gente ignori il trucco, e continui a credere che il denaro abbia un valore, altrimenti esso smette di «comandare lavoro».

Ebbene: ecco qui una tabella che dice le ore di lavoro richieste, in America, per comprare un’oncia d’oro. L’oro è la sola moneta che ha il suo attivo dentro di sé, dunque è un metro affidabile, in termini di lavoro che «comanda».

In USA occorrono oggi 88 ore di lavoro per comprare un’oncia d’oro.
Nel 2000 bastavano 20 ore. Le Banche Centrali hanno fatto molto male ai salari…

Impressionante? Accade quando il denaro che avete in tasca comincia a vaporizzare.

Forse non a caso, la Russia ha fatto sapere ufficialmente che ad ottobre ha aggiunto 19,5 tonnellate metriche d’oro alle sue riserve, totalizzanti 871,1 tonnellate (mentre la Germania ha ridotto le sue riserve di 4,7 tonnellate).

Chi avrà ragione?

Maurizio Blondet

Libia: Un calvario forse senza fine

12 Maggio 2011 Lascia un commento

Muammar Gheddafi. (Sirte, 7 giugno 1942) è un politico libico, di fatto massima autorità del Paese, pur non avendo alcun incarico ufficiale e fregiandosi soltanto del titolo onorifico di Guida della Rivoluzione. Fu la guida ideologica del colpo di stato (“rivoluzione“) che il1º settembre 1969 portò alla caduta della monarchia filo-occidentale del re Idris.

Ora la popolazione libica,sull’onda delle rivolte pro-democrazia che stanno avvenendo in diversi paesi del nord-Africa (Tunisia, Egitto..), si è rivoltata contro il rais e tutto il suo entourage di fedeli capi militari chiedendo l’instaurazione di una democrazia e       l’ immediata cacciata della casta dittatoriale.
Parte dell’esercito si è schierata con Gheddafi mentre un’altra parte si è schierata con la popolazione in rivolta. La parte rimasta fedele a Gheddafi ha iniziato la repressione delle rivolte col pugno di ferro,sparando ad altezza d’uomo e bombardando la folla dei contestatori.

Essendo la Libia ricca di materie prime e risorse naturali, soprattutto petrolio e gas,la protesta è stata repressa con ancor più forza dalle truppe del dittatore . Dopo il summit di Parigi la coalizione internazionale composta da Francia, Inghilterra, Usa, Italia e Canada, successivamente a il “cessate il fuoco” del Colonnello  che aveva subito dopo attaccato Bengasi e minacciato l’intero Occidente, le forze alleate hanno deciso di intervenire con attacchi aerei da parte di francesi ed inglese e delle navi americane. L’Italia sta fornendo soprattutto un importante supporto logistico mettendo a disposizione sette basi militari e proprio oggi il Presidente del Consiglio ha affermato che gli aerei italiani non spareranno e si limiteranno a rispettare gli obiettivi della risoluzione Onu, limitati alla no fly zone, all’embargo e alla protezione dei civili.
La Russia, attraverso Putin, ha fatto sapere che non parteciperà al conflitto non condividendo la necessità di interventi dall’esterno solamente per una guerra civile. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno fatto sapere di voler lasciare il controllo della missione alle truppe franco-britanniche al fine di concentrarsi su altri conflitti come quello in Iraq ed Afghanistan.          
Ciononostante, ciò che più preoccupa, è che questa guerra possa provocare altre vittime inutili e generare un’ ondata migratoria peggiorando ulteriormente la situazione nell’isola di Lampedusa, che è ora già insostenibile. Quindi forse invece di questa scelta affrettata presa dopo il summit e del repentino intervento della Francia “sarebbe stato molto meglio” come ha affermato proprio oggi Storace “una soluzione diplomatica che consenta l’esilio a Gheddafi  (se proprio quello di farlo fuori e’ l’obiettivo) che avventurarci in una spirale dalla quale (nella migliore delle ipotesi) rischiamo di uscirne con un’ondata migratoria senza precedenti”  Infatti è proprio l’Italia lo stato più direttamente interessato e sempre riprendendo quanto detto dal leader De La Destra sul suo blog (www.storace.it)  “Non e’ sbagliato presumere che siamo quelli che rischiano di piu’. Sia se resta a galla Gheddafi, sia se si affermano i suoi nemici. E tutto questo perche’ c’e’ anche un gioco politichese tutto interno che sfrutta persino la politica internazionale per giocare contro la Patria”.
Ora non resta aspettare l’evolversi della situazione e si spera solo che una volta andatosene Gheddafi,  non si instauri una finta democrazia che potrebbe solo continuare a soggiogare la popolazione facendo arricchire gli stessi capi della rivolta che all’inizio,imbracciando i fucili, si erano professati come difensori del popolo represso.

La speranza che le cose cambino fortunatamente c’è ancora,quindi  non ci resta che rimanere a vedere quanto accade, anche se peró negli ultimi giorni, tra bombardamenti, stragi di civili, pozzi di petrolio fatti saltare in aria, dissensi tra gli stati dell’alleanza sul come procedere, c’è molto pessimismo nell’aria e si spera solo che non si debba assistere nuovamente ad una nuova Afghanistan!!!

Gualtiero Lugli,
Responsabile Cyrano