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LETTERA APERTA A MICHEL MARTONE

28 gennaio 2012 1 commento

Preg.mo vice ministro, Io non mi sono laureato entro i 28 anni.
Dopo aver preso in mano le redini dell’azienda agricola lasciatami da mio Padre che, purtroppo, è morto che Io avevo dieci anni.
Dopo essere stato iscritto come consulente tecnico a disposizione dl Magistrato (CTU).
Dopo essere stato impiegato in una ditta di ingrosso di ortofrutta con turni notturni o mattutini (4:30/13:00).
Dopo che sono riuscito a cambiare Università, da quella di Teramo, che aveva imposto il blocco dei trasferimenti, alla “Carlo Bo” di Urbino.
Mi sono laureato a 35 anni.
Lei, preg.mo sig. vice ministro, prima di parlare e a sproposito, rifletta che lei è un vice ministro di un governo illegittimo. Che lei è figlio di un personaggio che, nella sua vita, è stato: avvocato generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione (presso la quale è stato ininterrottamente in servizio dal 1986, con funzione di sostituto procuratore prima e di avvocato generale poi). Magistrato ordinario dal novembre 1965, è stato componente eletto del Consiglio Superiore della Magistratura (1981-1985). Già docente di Diritto del lavoro presso la LUISS di Roma (1975-1988) e di Diritto processuale del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di Roma (1972-1987). E’ stato componente del Cnel (1989-2005), componente eletto del Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria (1996-2002), presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (1999) e presidente della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali (2003-2009) . Il tutto si condensa in due parole: figlio di papà.
Per tanto la prego di esimersi da battute quali “faceva il dog sitter per integrare il suo magro assegno e poter così vivere anglosassonamente da solo” .
La prego di valutare la situazione delle famiglie Italiane, le quali, per la maggioranza, non hanno la forza economica di mantenere i propri figli all’Università.
Voglia considerare l’intero sistema scolastico Italiano, cadente, fatiscente, assolutamente non all’altezza di un Paese civile come (dovrebbe) è l’Italia. Non all’altezza della Storia dell’Università Italiana (vedi le antichissime facoltà di Napoli, Bologna e Padova). Cadente e fatiscente sia nelle strutture, nei Professori sessantottini (lauree di gruppo), che nei programmi. Sistema scolastico assolutamente inparagonabile a qualsiasi sistema europeo. Paragone fatto a proposito, in considerazione dell’euoropeismo che impregna il “suo” governo.
Non mi aspetto che lei presti orecchio a chi, anche oltre me, le dice la realtà oggettiva dell’Italia. Realtà che lei, come i “suoi” colleghi di governo, non conoscete e, purtroppo, non volete conoscere e che mai conoscerete.
Io ho aderito all’unico partito politico Italiano che, senza se e senza ma, si è sempre opposto al “suo” governo. Al governo delle banche, al governo delle tasse, al governo dei professori che, sicuramente conoscono i libri, e i relativi stipendi, ma non sanno cosa vuol dire “vivere” fuori dal castello dorato dove hanno sempre vissuto, il tutto pagato da quei Cittadini onesti e volenterosi, che pur privati, continuamente, dei loro più elementari diritti, si danno da fare per poter pagare gli agi di pochi.
Per tanto la invito ad esimersi dall’esprimere i suoi pensieri negazionisti, intolleranti, anti Italiani e, soprattutto, di restituire agli Italiani, la loro Sovranità.
Lei, i suoi colleghi di governo, e la cricca dei vostri sostenitori, cominciate a rinunciare a quelle somme di privilegi che avete, che in questo momento sono uno sputo in faccia al Popolo Italiano che cerca di lavorare, nonostante i vostri, nefandi provvedimenti. Anche per tenervi in “panciolle”.
Sarò a Roma il 4 febbraio, al corteo promosso da LA DESTRA per chiedere a lei, ed ai suoi colleghi, di tornarvene a casa con tutti i vostri nefandi provvedimenti.

Stefano Flajani,
membro Esecutivo Regionale La Destra Abruzzo